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Nonostante le proteste della gente, il Giappone riprende la caccia alle balene dopo 31 anni di divieto

30 anni fa, il Giappone poneva fine alla sua secolare tradizione della caccia alle balene, una pratica contestata non solo da ambientalisti e animalisti di tutto il mondo ma anche dall’opinione pubblica in generale, preoccupata per il rischio estinzione di questi animali. Ora, il governo giapponese ha deciso di rendere la caccia alle balene nuovamente legale. Il ritiro del divieto è entrato in vigore il 1° luglio, dopo il ritiro ufficiale del Giappone dall’International Whaling Commission (IWC) a Dicembre.

Il Giappone riprende la caccia alle balene dopo 31 anni di divietoKazuhiro Nogi/AFP/Getty Images

Il Giappone era entrato nell’IWC nel 1986 per permettere alle popolazioni di balene di riprendersi, ma dopo 30 anni di divieto il Giappone è diventato impaziente. Dopo che una sua proposta di “caccia sostenibile” alle balene è stata respinta per l’ennesima volta, il paese ha deciso a Dicembre di lasciare la Commissione per ripristinare le loro pratiche di caccia alle balene e ha così indignato gli ambientalisti internazionali.

Come riporta Japan Today, il presidente di Humane Society International Kitty Block ha dichiarato che Tokyo sta “minando la sua reputazione per un’industria i cui giorni sono chiaramente contati, per produrre un prodotto per il quale la domanda è precipitata”.

Il Giappone riprende la caccia alle balene dopo 31 anni di divietoKazuhiro Nogi/AFP/Getty Images

Nonostante le critiche internazionali, l’abrogazione del divieto di caccia alle balene è stata festeggiata dalle aziende del settore che da lungo tempo attendono che il paese ritorni alla tradizione.

E i balenieri non hanno perso tempo. Secondo il Guardian, cinque navi equipaggiate con arpioni hanno lasciato la città di Kushiro, nel nord del Giappone, mentre altre tre imbarcazioni hanno lasciato Shimonoseki, nel sud-ovest del paese, proprio la mattina in cui la rimozione del divieto ha avuto effetto. Le navi hanno il permesso di catturare e uccidere 227 balene in acque domestiche.

Le navi sono tornate ore dopo con due balene grigie, una delle quali misurava 8 metri. Le balene sono state poi portate in un magazzino in cui gli operai hanno versato tazze di sakè sul loro corpo, un rituale che ha lo scopo di purificare il pescato.

Prima che il divieto di caccia alle balene fosse entrato in vigore 31 anni fa, la caccia alle balene era una pratica comune e secolare in Giappone. Aveva assunto un significato speciale negli anni del dopoguerra in seguito alla sconfitta del paese nella Seconda Guerra Mondiale, perché la carne di balena era la fonte principale di proteine ​​per la popolazione in difficoltà.

Cacciatori di balene versano del sakè sul corpo di una balena come rituale di purificazione del pescato

Il Giappone riprende la caccia alle balene dopo 31 anni di divieto

Kazuhiro Nogi/AFP/Getty Images

Vale anche la pena notare che, nonostante il presunto divieto degli ultimi decenni, il paese era comunque riuscito a continuare la loro pratica. Infatti, molti sospettavano che il Giappone avesse usato una scappatoia dall’accordo IWC che consentiva la caccia alle balene a scopo di ricerca come copertura per la caccia commerciale alle balene. I balenieri giapponesi hanno ucciso 333 balene minke durante una presunta spedizione di ricerca in Antartide, per poi venderne la carne. Si stima che il Giappone abbia ucciso quasi 1.000 balene all’anno anche durante il divieto di caccia alle balene.

In seguito al ritiro del Giappone dall’IWC, i balenieri nazionali saranno autorizzati a riprendere la caccia commerciale limitata alla sola zona economica esclusiva del paese. La spedizione antartica che il Giappone aveva precedentemente lanciato era terminata a Marzo.

Sebbene la caccia alle balene fosse una risorsa primaria per il sostentamento della popolazione durante il dopoguerra, il consumo di carne di balena è crollato drasticamente in Giappone, fatto che ha ulteriormente alimentato le argomentazioni dei sostenitori del divieto alla caccia alle balene.

Il consumo di carne di balena domestica, che in genere può essere servita come sashimi crudo o fritta, era di circa 200.000 tonnellate all’anno negli anni ’60. Ora, con l’economia giapponese che continua a crescere, la necessità di consumo di carne di balena è scesa a meno di 5.000 tonnellate all’anno.

“I palati dei giapponesi si sono evoluti”, ha detto Patrick Ramage, direttore della conservazione marina presso l’International Fund for Animal Welfare. “Il loro governo ha speso miliardi dei contribuenti cercando di sostenere questa pratica economicamente perdente. Quello che stiamo vedendo è l’inizio della fine della caccia alle balene in Giappone”.

Di fronte alla pesante opposizione, il governo giapponese sostiene che, poiché la caccia alle balene riveste un ruolo così significativo nella loro cultura nazionale, dovrebbe essere esentata da critiche esterne. Per i pescatori, come il 23enne Hideki Abe di Ishinomaki, è un’occasione per far rivivere una tradizione che rischia di scomparire. “Sono un po’ nervoso ma felice di poter iniziare a cacciare le balene”, ha detto Abe poco prima che partissero le prime flotte. “Non credo che i giovani sappiano più come cucinare e mangiare carne di balena. Voglio che più persone provino ad assaggiarla almeno una volta”.

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