Le profondità marine custodiscono segreti affascinanti, tra cui intere città inghiottite dalle acque nel corso dei millenni. Mentre il mito di Atlantide continua ad alimentare l’immaginario collettivo, esistono antiche città sommerse reali che raccontano storie altrettanto avvincenti.
Queste antiche metropoli subacquee, sparse per i mari e i laghi del mondo, sono preziose capsule del tempo che ci permettono di esplorare civiltà perdute e epoche lontane. Dai fasti dell’Impero Romano alle antiche dinastie cinesi, ogni sito sommerso porta con sé un pezzo di storia umana congelato nel momento del suo abbandono.
In questo articolo, vi guideremo in un viaggio attraverso alcune tra le più straordinarie città sommerse mai scoperte, di cui abbiamo ricostruito le immagini con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e basandoci su fatti certi, scoperte e ipotesi di storici e archeologi, e un pizzico di fantasia. Preparatevi a immergervi in un mondo dove archeologia e leggenda si fondono, rivelando tesori nascosti e misteri irrisolti che giacciono silenziosi sotto la superficie dell’acqua.
1. Antirodi: il regno sommerso di Cleopatra riemerge dalle acque di Alessandria
Nelle profondità del porto orientale di Alessandria d’Egitto, un tesoro archeologico ha dormito per secoli, custodendo i segreti dell’ultima regina d’Egitto. L’isola di Antirhodos, sede del sontuoso palazzo di Cleopatra, è rimasta nascosta sotto le onde per oltre 1.600 anni, fino alla sua straordinaria riscoperta negli anni ’90 del XX secolo.
Immagine: Christoph Gerigk – Franck Goddio/Hilti Foundation
Questo gioiello architettonico, simbolo del potere e del fascino di Cleopatra, scomparve nelle acque del Mediterraneo a seguito di un processo di subsidenza e innalzamento del livello del mare, accentuato da un devastante terremoto nel 365 d.C. Per secoli, le sue vestigia sono rimaste celate, alimentando leggende e speculazioni tra storici e archeologi.
Immagine: Christoph Gerigk – Franck Goddio/Hilti FoundationLa svolta è arrivata con le esplorazioni subacquee guidate dall’archeologo Franck Goddio. Le sue scoperte hanno riportato alla luce un mondo di incredibile bellezza e ricchezza: imponenti colonne di granito rosso, statue di sfingi e dee, gioielli d’oro e reperti che testimoniano lo sfarzo della corte tolemaica.
Immagine: Christoph Gerigk – Franck Goddio/Hilti Foundation
Tra i ritrovamenti più significativi, spiccano le fondamenta del palazzo reale, descritto come “enorme” dallo stesso Goddio. Questi reperti ci offrono uno sguardo senza precedenti sulla vita quotidiana e il lusso della corte egiziana del I secolo a.C.
Nonostante le migliaia di opere recuperate e ora esposte in vari musei, Antirodi continua a custodire misteri. Tra questi, il più affascinante riguarda la possibile presenza di ulteriori segreti della corte di Cleopatra, che secondo alcune teorie potrebbe includere anche indizi sulla sua tomba.
Immagine: Christoph Gerigk – Franck Goddio/Hilti Foundation
Le ricerche continuano, e ogni nuovo ritrovamento aggiunge un tassello alla comprensione di questo periodo cruciale della storia antica. Antirodi non è solo un sito archeologico: è una finestra sul mondo di Cleopatra, una regina il cui fascino e potere continuano a catturare l’immaginazione, più di due millenni dopo la sua scomparsa.
2. Dvārakā: la città sommersa che sfida la storia dell’India antica
Nelle acque turchesi del Golfo di Khambhat, sulla costa occidentale dell’India, giace un segreto che potrebbe riscrivere la storia della civiltà umana. Qui, a 36 metri sotto il livello del mare, si estendono delle strutture sommerse che sfidano le nostre conoscenze sulle prime civiltà.
Rilevate per caso nel 2001 durante degli studi sull’inquinamento marino, queste strutture sommerse hanno lasciato gli archeologi a bocca aperta. La datazione iniziale di alcuni reperti suggeriva un’età di circa 9.500 anni, ma questa interpretazione è stata oggetto di dibattito accademico. Le dimensioni e l’origine delle strutture rimangono incerte, con alcune teorie che suggeriscono un’origine naturale.
Immagine: Wikipedia
Conosciuta come Dvārakā, nome che condivide con una città moderna nelle vicinanze, Dwarka, questo sito subacqueo è avvolto nel mistero e nella leggenda. Secondo la tradizione induista, la città originale fu fondata dal dio Krishna e sprofondò nell’oceano alla sua morte.
Nonostante millenni di erosione marina, Dvārakā conserva ancora tracce della sua grandezza passata. Mura, manufatti in ceramica, gioielli e persino resti umani testimoniano l’esistenza di una società complessa e avanzata in un’epoca in cui si pensava che l’umanità fosse ancora agli albori della civiltà.
La scoperta di Dvārakā non è solo un trionfo archeologico, ma anche una sfida intellettuale che ci costringe a riconsiderare la cronologia dello sviluppo umano. Come ha affermato lo scrittore Graham Hancock, “l’intero modello delle origini della civiltà su cui gli archeologi si sono finora basati dovrà essere rifatto da zero”.
L’importanza di Dvārakā non è sfuggita nemmeno ai vertici politici indiani. Nel febbraio 2024, il Primo Ministro Narendra Modi ha effettuato un’immersione subacquea per visitare personalmente le rovine, definendola “un’esperienza profondamente spirituale”.
Mentre gli archeologi continuano a studiare questo sito straordinario, emergono nuove domande: quali tecnologie possedeva questa antica civiltà? Come si è sviluppata così precocemente? E cosa possiamo imparare da essa sul nostro passato e sul nostro futuro?
Dvārakā resta un enigma affascinante, un ponte sommerso tra mito e storia che ci invita a ripensare le nostre certezze sulle origini della civiltà umana.
3. Port Royal: la città dei pirati inghiottita dal mare
Nel cuore dei Caraibi, sotto le acque cristalline della baia di Kingston in Giamaica, giace una leggenda sommersa: Port Royal, un tempo conosciuta come “la città più malvagia sulla Terra”. Questa infame colonia pirata, simbolo di eccessi e trasgressione nel XVII secolo, fu tragicamente inghiottita dal mare in un fatidico giorno del 1692, trasformandosi da covo di filibustieri a straordinario sito archeologico subacqueo.
Immagine: Wikipedia
Nel suo periodo d’oro, Port Royal era il paradiso di ogni pirata che si rispettasse. Le sue taverne e bordelli attiravano figure leggendarie come Henry Morgan, Barbanera e Calico Jack. La città prosperava grazie al bottino dei saccheggi, diventando sinonimo di vizio e sregolatezza.
Tuttavia, il destino di Port Royal cambiò drasticamente il 7 giugno 1692. Un violento terremoto scosse l’isola, seguito da uno tsunami che trascinò negli abissi due terzi della città in pochi istanti. Il bilancio fu devastante: oltre 13 ettari di terra inghiottiti dal mare, 2.000 vittime immediate e altre 3.000 nei giorni successivi a causa di ferite e malattie.
Immagine: Texas A&M University
Per molti, la distruzione di Port Royal fu vista come una punizione divina, un moderno Sodoma e Gomorra. Oggi, però, quelle rovine sommerse raccontano una storia diversa, quella di una società complessa e vivace, congelata nel tempo dall’imprevedibilità della natura.
Dal 1950, archeologi subacquei hanno esplorato questo tesoro sommerso, portando alla luce un mondo preservato a 10 metri di profondità. Case, negozi, taverne e relitti di navi hanno rivelato dettagli sorprendenti sulla vita quotidiana della “città più malvagia del mondo”. Bottiglie di liquore, ossa di animali, scarpe e attrezzi da lavoro testimoniano un’esistenza frenetica e variegata, ben lontana dallo stereotipo del semplice covo di pirati.
Oggi, Port Royal è un sito UNESCO, riconosciuto per il suo straordinario valore storico e archeologico. Le sue rovine sommerse, che si estendono per oltre 5 ettari, continuano a raccontare storie di avventura, crimine e vita quotidiana in un’epoca in cui i Caraibi erano il cuore pulsante di un mondo in rapida evoluzione.
Ogni reperto recuperato dalle acque di Kingston aggiunge un tassello alla comprensione di questa società unica, dove pirati e mercanti, schiavi e nobili convivevano in un equilibrio precario. Port Royal ci ricorda che la storia è spesso più complessa e affascinante di quanto immaginiamo, e che a volte i suoi segreti più intriganti giacciono nascosti sotto le onde, in attesa di essere riscoperti.
4. Yonaguni Jima: l’enigma sommerso del Giappone
Nelle acque cristalline al largo di Yonaguni, l’isola più meridionale dell’arcipelago giapponese delle Ryukyu, si cela un mistero che sfida l’immaginazione: una gigantesca struttura sommersa che alcuni hanno soprannominato “l’Atlantide giapponese”.
Questo monumentale complesso subacqueo, scoperto negli anni ’80, continua a dividere la comunità scientifica e ad alimentare teorie affascinanti. A prima vista, potrebbe sembrare un semplice rilievo sottomarino, ma un’osservazione più attenta rivela forme geometriche e terrazze che ricordano le antiche costruzioni mesoamericane.
Al centro di questo enigma si erge quella che alcuni ritengono essere una piramide sommersa. Intorno ad essa, secondo l’interpretazione del geologo marino Masaaki Kimura, si dispiegano strutture che potrebbero rappresentare un castello, un arco, uno stadio, templi e imponenti mura. Kimura sostiene che queste rovine siano i resti di una città di 5.000 anni fa, forse distrutta da un catastrofico terremoto e inghiottita dal mare.
Immagine: Wikipedia
Tuttavia, l’origine di Yonaguni Jima resta avvolta nel mistero. Nessuna traccia storica o archeologica conferma l’esistenza di una civiltà capace di erigere simili strutture in quest’area del Pacifico. Anzi, molti esperti, come il geologo Robert Schoch, propendono per un’origine naturale del sito.
Schoch, che ha personalmente esplorato Yonaguni, sostiene che le forme apparentemente artificiali siano in realtà il risultato di processi geologici naturali. La composizione rocciosa dell’area, ricca di arenaria, combinata con l’intensa attività tettonica della regione, potrebbe aver creato queste formazioni dall’aspetto così regolare e geometrico.
Il dibattito su Yonaguni Jima continua ad appassionare scienziati e appassionati di misteri. Le sue forme perfettamente squadrate sembrano sfidare la logica della formazione naturale, alimentando l’idea di una civiltà perduta, tecnologicamente avanzata e dimenticata dalla storia.
Che sia opera dell’uomo o della natura, Yonaguni Jima resta un luogo di straordinaria bellezza e mistero. Le sue acque cristalline attirano subacquei da tutto il mondo, desiderosi di ammirare con i propri occhi questo enigma sottomarino e forse, di svelare il segreto della sua origine.
5. Baia e Portus Julius: le “Las Vegas” dell’Impero Romano sotto il mare
Nelle acque cristalline del Golfo di Napoli giace sommerso un tesoro archeologico senza pari: l’antica città romana di Baia, un tempo conosciuta come la “Las Vegas dell’Impero Romano”. Questo luogo di lusso e piacere, ora a 10 metri sotto il livello del mare, racconta una storia di splendore, decadenza e inevitabile declino.
Baia era il rifugio prediletto dell’élite romana. Qui, imperatori come Giulio Cesare e Nerone si concedevano momenti di svago nelle loro sontuose ville. Fu in questi luoghi che Giulia Agrippina tramò l’assassinio di suo marito, l’imperatore Claudio, e dove Adriano esalò il suo ultimo respiro.
La reputazione di Baia come luogo di eccessi e piaceri proibiti era ben nota nell’antichità. Il poeta Sesto Properzio, nel 25 a.C., la descrisse come un luogo di perdizione, ammonendo i suoi lettori sui pericoli morali che si celavano nelle sue acque.
Ma la gloria di Baia era destinata a svanire. A partire dal IV secolo d.C., l’attività vulcanica e sismica della zona iniziò a far sprofondare la città nel mare, inghiottendo palazzi, terme e templi. Insieme a Baia, scomparve anche Portus Julius, la più grande base navale dell’Impero Romano in Occidente.
Immagine: Wikipedia
La riscoperta di questa città sommersa avvenne in modo quasi fortuito. Nel 1940, il pilota dell’Aeronautica Italiana Raimondo Baucher, sorvolando l’area, scorse sotto le onde quella che sembrava una “città fantasma”. Le esplorazioni archeologiche, iniziate nel 1959, hanno riportato alla luce un mondo perduto di statue di marmo, antiche terme, fontane e mura.
Oggi, Baia e Portus Julius sono un paradiso per gli archeologi subacquei e un’attrazione unica per i visitatori. I sub possono esplorare le rovine sommerse, nuotando tra i resti di quella che fu una delle città più lussuose dell’antichità. Le statue originali, per preservarle, sono state trasferite nei musei e sostituite in situ da riproduzioni accurate.
Questa città sottomarina ci offre uno sguardo senza precedenti sulla vita quotidiana dell’élite romana, sui loro piaceri e sui loro vizi. Allo stesso tempo, Baia ci ricorda la fragilità delle opere umane di fronte alle forze della natura.
6. Pavlopetri: una delle città sommerse più antiche mai scoperte
Nelle acque cristalline al largo della costa laconica in Grecia, giace un tesoro archeologico che sfida la nostra comprensione della storia antica: Pavlopetri, una delle città sommerse più antiche mai scoperte.
La storia della scoperta Pavlopetri inizia nel 1967, quando il geo-archeologo marino Nicholas Flemming si imbatté in misteriose rovine sottomarine. L’anno successivo, un team di archeologi dell’Università di Cambridge mappò un’intera città sommersa, aprendo un nuovo capitolo nella comprensione delle antiche civiltà mediterranee.
Immagine: University of Nottingham
Inizialmente datata al periodo miceneo (1600-1100 a.C.), Pavlopetri ha rivelato segreti ancora più antichi. Recenti studi suggeriscono che la sua fondazione risalga addirittura al 3500 a.C., rendendola contemporanea delle prime grandi civiltà dell’antico Egitto e della Mesopotamia.
Cinquemila anni fa, quando la civiltà occidentale muoveva i suoi primi passi, Pavlopetri era già una fiorente città portuale che dominava il Mediterraneo. La sua struttura urbana, sorprendentemente moderna, vantava strade ben progettate, templi e abitazioni, testimoniando un livello di pianificazione urbana senza pari per l’epoca.
Per circa due millenni, Pavlopetri prosperò come centro commerciale e culturale. Poi, intorno al 1000 a.C., un devastante terremoto la inghiottì nelle profondità marine, conservandola come in una capsula del tempo.
Oggi, le rovine sommerse di Pavlopetri offrono agli archeologi un’opportunità unica di studiare una città dell’Età del Bronzo praticamente intatta. Le indagini hanno rivelato un intricato reticolo di strade, le fondamenta di almeno 15 edifici, cortili e un sofisticato sistema di gestione delle acque, completo di canali e condotte in terracotta.
La scoperta di Pavlopetri non solo ha rivoluzionato la nostra comprensione delle antiche civiltà mediterranee, ma ha anche alimentato l’immaginazione. Alcuni studiosi ipotizzano che questa città sommersa possa aver ispirato il mito di Atlantide, la leggendaria isola-continente descritta da Platone.
7. Shicheng: la città dei leoni, dormiente sotto le acque del lago Qiandao
Nel cuore della Cina, nelle profondità del lago Qiandao, giace Shicheng, la “Città dei Leoni”. Questa antica metropoli, con oltre 1.400 anni di storia, fu sommersa nel 1959 per far posto a una diga idroelettrica, in un atto che mescola progresso e sacrificio culturale.
Conosciuta come la “Città dei Leoni”, Shicheng riposa oggi a oltre 40 metri sotto la superficie dell’acqua. La sua sommersione forzò quasi 300.000 persone ad abbandonare le proprie case, lasciando dietro di sé secoli di storia e tradizione.
Per decenni, Shicheng rimase un ricordo sbiadito, finché nel 2001 il governo cinese non decise di esplorare ciò che restava della città sommersa. Ciò che i sommozzatori scoprirono lasciò tutti senza fiato: Shicheng era rimasta praticamente intatta, preservata dalle acque del lago come in una capsula del tempo.
Strade, edifici, templi e statue si ergevano ancora fieri, esattamente dove erano stati lasciati quasi mezzo secolo prima. L’architettura della dinastia Ming e Qing, perfettamente conservata, offriva uno spaccato unico della vita nell’antica Cina. Nel 2011, la rivista Chinese National Geography pubblicò un dettagliato reportage sulla città sommersa, riaccendendo l’interesse mondiale per questo gioiello nascosto.
Tuttavia, la storia di Shicheng ha un risvolto amaro: la centrale idroelettrica per cui la città fu sacrificata è ormai in disuso, abbandonata. Questo fatto ha sollevato interrogativi sulla necessità di aver sommerso una città così ricca di storia e cultura.
Oggi, Shicheng è diventata una meta ambita per subacquei e appassionati di storia, desiderosi di esplorare le sue vie silenziose e i suoi templi sommersi. La città offre un’opportunità unica di viaggiare nel tempo, immergendosi letteralmente nella storia millenaria della Cina.
8. Thonis-Heracleion: la città egizia riemersa dalle profondità del Mediterraneo
Nelle acque del Mediterraneo, al largo delle coste egiziane, giace una città che per secoli è stata avvolta nel mistero: Thonis-Heracleion. Conosciuta come Thonis dagli egizi e Heracleion dai greci, questa antica metropoli è rimasta per lungo tempo sospesa tra storia e leggenda, e la sua esistenza è stata messa in dubbio fino a tempi recenti.
Come molte civiltà perdute, Thonis-Heracleion era considerata più un mito che una realtà storica. Tuttavia, sul finire del XX secolo, un’incredibile scoperta ha riportato alla luce questa città dimenticata, sepolta sotto metri di acqua e sedimenti marini.
Dopo anni di meticolose mappature dei fondali e scavi subacquei, i ricercatori hanno finalmente individuato resti di una città sommersa.
Immagine: Christoph Gerigk – Franck Goddio/Hilti Foundation
Le scoperte hanno superato ogni aspettativa: innumerevoli reliquie, statue colossali e tesori risalenti almeno all’VIII secolo a.C. sono emersi dal loro sonno millenario, testimoniando lo splendore di una civiltà perduta.
Le ricerche degli ultimi decenni hanno permesso di delineare un quadro più chiaro di Thonis-Heracleion. Sappiamo ora che era un fiorente porto commerciale, crocevia di culture e merci. Tuttavia, molte storie legate alla città rimangono avvolte nel mistero. Erodoto, ad esempio, narrava che Thonis-Heracleion fu il luogo dove Ercole giunse per la prima volta in Egitto e dove Paride ed Elena di Troia sostarono prima dell’inizio della guerra di Troia. Queste affascinanti leggende, pur non verificabili, aggiungono un’aura di mistero alla città sommersa.
Immagine: Christoph Gerigk – Franck Goddio/Hilti Foundation
La storia di Thonis-Heracleion è anche una storia di declino. Con l’ascesa di Alessandria, la città perse gradualmente importanza. Disastri naturali ne minarono le fondamenta, causandone il progressivo sprofondamento nel mare. Nell’VIII secolo d.C., Thonis-Heracleion era completamente scomparsa sotto le onde, inghiottita dal Mediterraneo e dall’oblio.
È stato solo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 che gli archeologi subacquei sono riusciti a svelare completamente i segreti di questa città sommersa. Le loro scoperte hanno superato ogni aspettativa, rivelando un tesoro archeologico di inestimabile valore.
Oggi, Thonis-Heracleion continua a stupire il mondo con le sue meraviglie. Statue colossali, templi sommersi e antichi manufatti raccontano la storia di una civiltà perduta, offrendoci uno sguardo unico sulla vita nell’antico Egitto. Questa città, un tempo dimenticata, è ora un ponte tra passato e presente, un monumento sommerso che ci ricorda quanto ancora ci sia da scoprire nelle profondità dei nostri mari e della nostra storia.
9. Unterwasser, il villaggio sommerso che riscrive la storia di Lucerna
Nelle profondità del Lago di Lucerna, in Svizzera, giace un segreto che ha recentemente riscritto la storia della regione: un villaggio dell’Età del Bronzo, sepolto sotto uno strato di fango e dimenticato per millenni.
Nell’aprile del 2021, un gruppo di archeologi marini ha annunciato una scoperta straordinaria che ha scosso il mondo accademico. Sebbene i ritrovamenti di insediamenti dell’Età del Bronzo non siano rari in Europa, questo villaggio sommerso ha rivoluzionato la comprensione della vita nella regione di Lucerna, suggerendo un’occupazione umana risalente a circa 3.000 anni fa.
Le autorità del cantone di Lucerna hanno dichiarato che questa scoperta rende la città “2.000 anni più antica di quanto si pensasse in precedenza”, aprendo nuovi scenari sulla storia dell’insediamento umano nell’area alpina.
Immagine: Unterwasserarchäologie UWAD Zürich/Canton Lucerne
Ciò che rende questa scoperta ancora più affascinante è la sua natura fortuita. I sommozzatori stavano lavorando alla costruzione di una nuova conduttura subacquea quando si sono imbattuti in una serie di pali di legno, primi indizi di un antico insediamento umano. Successivamente, hanno rinvenuto frammenti di ceramiche che, una volta analizzati, sono risultati risalire al 1000 a.C. circa.
Questo ritrovamento non solo ha stravolto la cronologia storica di Lucerna, ma ha anche offerto nuove prospettive sulla geografia antica della regione. Oggi, il Lago di Lucerna copre una superficie di oltre 110 chilometri quadrati, con profondità che raggiungono i 214 metri. Tuttavia, la presenza di questo villaggio sommerso dimostra che in un lontano passato il bacino del lago era un’area adatta all’insediamento umano.
La scoperta apre numerose domande: come vivevano gli abitanti di questo villaggio? Quali erano i loro rapporti con altre comunità dell’Età del Bronzo in Europa? E cosa ha causato l’abbandono e la sommersione dell’insediamento?
10. Rungholt: l’Atlantide del Mare del Nord riemerge dalle onde
Nel cuore del Mare del Nord, una leggenda secolare ha preso vita: Rungholt, la città perduta spesso chiamata “l’Atlantide del Nord”, potrebbe essere stata finalmente ritrovata.
Secondo la tradizione, nel 1362 la città germanica di Rungholt scomparve tra le onde come punizione divina per i suoi peccati. Questa storia, che ricorda il mito di Atlantide, ha però una differenza cruciale: gli archeologi potrebbero aver davvero localizzato i resti di Rungholt.
Immagine: Università di Kiel
Nel giugno 2023, l’Università di Kiel ha annunciato una scoperta straordinaria: un gruppo di archeologi ha individuato una serie di tumuli artificiali vicino a Hallig Südfall, una piccola isola nel Mare dei Wadden, al largo della costa settentrionale della Germania. Uno di questi tumuli conterrebbe addirittura le fondamenta di una chiesa.
Questa scoperta potrebbe finalmente confermare l’esistenza di Rungholt, che si ritiene fosse un importante e prospero porto commerciale della Frisia settentrionale, noto per le sue taverne e i suoi bordelli. La città aveva fama di essere un luogo di dissolutezza e peccato.
La leggenda narra che una notte del 1362, un gruppo di giovani ubriachi costrinse un sacerdote a dare l’estrema unzione a un maiale in una locanda. Il giorno seguente, si dice che il sacerdote pregò per la punizione dei giovani, e una tempesta inghiottì Rungholt nelle profondità marine.
Curiosamente, i documenti storici confermano che nel gennaio del 1362 una violenta tempesta devastò l’Europa, causando gravi danni a molte città costiere. Questo dato storico aggiunge credibilità alla leggenda di Rungholt.
La scoperta dei tumuli artificiali apre nuove e affascinanti prospettive per gli archeologi e gli storici. Se confermata, potrebbe non solo svelare i segreti di una città perduta, ma anche fornire preziose informazioni sulla vita quotidiana, il commercio e la cultura delle comunità costiere del XIV secolo.
11. Neapolis: la città portuale romana riemersa dalle acque tunisine
Nelle acque cristalline al largo della costa tunisina giace un tesoro archeologico di inestimabile valore: l’antica città di Neapolis, un tempo fiorente porto romano ora sommerso dal Mediterraneo.
Le origini di Neapolis risalgono probabilmente al V secolo a.C., quando coloni greci provenienti da Cirene, in Libia, fondarono quello che sarebbe diventato un importante emporio commerciale. Con l’espansione dell’Impero Romano in Nord Africa, Neapolis passò sotto il controllo di Roma, divenendo una delle città più prospere della regione.
Immagine: Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della Formazione dell’Università di Sassari
Oggi, la moderna città di Nabeul sorge dove un tempo si ergeva gran parte di Neapolis. Tuttavia, gli storici sapevano che una porzione significativa dell’antica città era stata inghiottita dal mare in seguito a un catastrofico tsunami nel 365 d.C.
Nel settembre 2017, una missione archeologica congiunta tunisino-italiana ha esplorato la città sommersa di Neapolis, portando alla luce straordinarie scoperte. Sui fondali marini, i ricercatori hanno rinvenuto antiche insegne stradali romane e numerosi monumenti, testimonianze tangibili della grandezza passata della città.
Questa spedizione non solo ha confermato l’impatto devastante dello tsunami su Neapolis, ma ha anche rivelato il ruolo cruciale della città come centro di produzione del garum, una salsa di pesce fermentata molto apprezzata nell’antichità. La produzione e l’esportazione di questo condimento erano probabilmente alla base della ricchezza di molti abitanti di Neapolis.
Prima di questa scoperta, le informazioni su Neapolis erano scarse, forse a causa del risentimento romano per il sostegno che la città aveva dato a Cartagine durante la Terza Guerra Punica. L’esplorazione della città sommersa ha quindi permesso di gettare nuova luce sulla vita quotidiana, l’economia e la cultura di questa importante città dell’Impero Romano.
Le ricerche a Neapolis continuano, promettendo di svelare ulteriori segreti di questa antica metropoli mediterranea. Ogni reperto recuperato dal fondo del mare racconta una storia di commerci, prosperità e del drammatico evento che segnò la fine della città.
12. Atlit Yam: il villaggio neolitico sommerso che riscrive la storia
Nelle profondità del Mediterraneo, al largo della costa di Haifa in Israele, giace un tesoro archeologico che sfida la nostra comprensione della preistoria: Atlit Yam, un villaggio neolitico sommerso che risale a circa 9.000 anni fa.
Questo antico insediamento, che un tempo si estendeva per quasi 4 ettari, riposa oggi sotto 12 metri d’acqua, conservando incredibilmente intatti i segreti di una civiltà millenaria. Nonostante sia rimasto sommerso per oltre 8.000 anni, Atlit Yam presenta uno stato di conservazione straordinario, con strutture ancora in piedi, tra cui un pozzo profondo 10 metri, e scheletri degli antichi abitanti ancora intatti nelle loro sepolture.
La scoperta di Atlit Yam è frutto del caso. Nel 1984, l’archeologo marino Ehud Galili, alla ricerca di relitti di navi, si imbatté nelle rovine di questa città sommersa, aprendo un nuovo capitolo nella comprensione della vita preistorica.
Da allora, Atlit Yam non ha smesso di stupire gli studiosi con i suoi reperti. Dalle ossa di animali a enormi megaliti di 600 kg disposti in semicerchio, ogni ritrovamento getta nuova luce sulle capacità e la cultura dei nostri antenati neolitici.
Una scoperta particolarmente significativa è avvenuta nel 2008, quando sono stati rinvenuti i resti di una donna e un bambino affetti da tubercolosi, rappresentando i primi casi conosciuti di questa malattia nella storia umana.
Atlit Yam ci offre uno sguardo senza precedenti sulla vita nel Neolitico, suggerendo che gli esseri umani preistorici fossero più avanzati di quanto si pensasse. L’insediamento rivela una società organizzata, con pratiche agricole e di allevamento sviluppate, una complessa vita spirituale e conoscenze architettoniche sorprendenti per l’epoca.
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