La tigre dei cereali Frosties sacrificata per un tappeto da salotto, bambole di legno che passano i loro bambini ai contrabbandieri all’interno di rimorchi per camion merci e tappetini di benvenuto cuciti con giubbotti di salvataggio: c’è un nuovo strano negozio a Londra che invece di offrire uno stile di vita a cui tutti vorrebbero aspirare, presenta una distopia capitalista. Il negozio, comparso dal nulla, è la nuova installazione d’arte di Banksy, si chiama Gross Domestic Product (“Prodotto Interno Lordo”) e rappresenta una critica spietata alla nostra società puntando il dito contro problemi attuali come la migrazione umana forzata, lo sfruttamento degli animali e lo stato di sorveglianza.
Altre info: Banksy | Gross Domestic Product | Instagram
L’installazione temporanea, che sarà in mostra per due settimane nel quartiere di Croydon, è costituita da diverse vetrine di un negozio che in realtà non è aperto ai passanti.
Ma alcuni degli oggetti esposti possono essere acquistati sul negozio online del Gross Domestic Product, inclusi i tappetini di benvenuto, cuciti per Banksy dai rifugiati nei campi profughi in Grecia e il cui ricavato andrà totalmente ai rifugiati.
I ricavi delle vendite dei set di bambole di legno aiuteranno l’acquisto di un’imbarcazione sostitutiva per l’attivista Pia Klemp, la cui nave è stata sequestrata dal governo italiano.
La linea di prodotti per la casa include una palla da discoteca realizzata con caschi antisommossa, delle borse fatte di mattoni e lattine di vernice spray firmate (e parzialmente utilizzate) da 10 sterline.
Banksy ha anche incorporato nel “negozio” alcuni motivi tratti da alcuni suoi celebri lavori.
In una dichiarazione sul progetto, Banksy spiega che Gross Domestic Product nasce da una battaglia legale tra l’artista e una società di biglietti di auguri che contesta il marchio che Banksy usa sulla sua arte.
L’avvocato di Banksy Mark Stephens spiega: “Banksy è in una posizione difficile perché non produce una sua gamma di merce scadente e la legge è abbastanza chiara: se il titolare del marchio non lo usa, allora può essere trasferito a qualcuno che lo userà”.
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Nonostante l’obiettivo specifico di questo progetto sia quello di vendere opere per consentire a Banksy di dimostrare l’uso effettivo del suo marchio, l’artista chiarisce: “Incoraggio ancora tutti a copiare, prendere in prestito, rubare e modificare la mia arte per divertimento, ricerca accademica o attivismo. Semplicemente non voglio che altri ottengano l’esclusiva del mio nome”.
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