Il cibo stampato in 3D è arrivato. Giuseppe Scionti, bioingegnere italiano con un dottorato in biomedicina, ha sfruttato la tecnologia della stampa 3D inventando un sostituto a base vegetale della carne, una bistecca vegan, insomma. Con questa innovazione in mano, ha creato Novameat, una società dedita alla commercializzazione di questo prodotto per renderlo disponibile su tutti i mercati.
Altre info: novameat.com
Nel mercato c’è già abbondanza di sostituti della carne, ma la Novameat si concentra sulla consistenza. Laddove altri hanno creato delle alternative vegan ai chicken nugget o agli hamburger, Scionti ha fatto un ulteriore passo avanti con l’ingegneria dei tessuti e la biostampa 3D per riprodurre la consistenza fibrosa associata alla bistecca e alle altre pietanze di carne.
Oltre ad offrire la caratteristica consistenza ed elasticità della carne, la Novameat contiene gli stessi livelli di proteine, amminoacidi, vitamine e minerali contenuti nella carne rossa, e li prende da ingredienti naturali a base vegetale. Questi ingredienti sono formulati in una sorta di impasto, che alimenta la stampante per creare il prodotto finale.
L’idea della Novameat nasce da due esigenze. In primo luogo, Scionti è preoccupato per la sostenibilità del pianeta. La ricerca più recente punta il dito all’industria del bestiame, ed è indubbio che il consumo di acqua e di terra per sostenere la produzione di bestiame è proibitivo per le risorse. In breve, Scionti sostiene che la terra abbia bisogno di un’alternativa ai tradizionali prodotti a base di carne bovina.
In secondo luogo, il bioingegnere ritiene che i sostituti della carne stampati in 3D possano contribuire notevolmente a ridurre la fame nel mondo e la scarsità di cibo. La Novameat può essere sterilizzata e confezionata per trasporti a lunga distanza e non richiede refrigerazione, rendendolo una forma di approvvigionamento alimentare per le zone più remote del pianeta. Una variante fantascientifica di questa tecnologia è la possibilità di iniettare nel cibo dei medicinali necessari al trattamento di malattie endemiche in quelle località lontane.
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