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Le altre Anna Frank: 10 storie sull’Olocausto che non avete mai letto

Sono stati migliaia i bambini e gli adolescenti che in tutta Europa hanno vissuto l’incubo della Seconda Guerra Mondiale. Quella di Anna Frank è una delle storie più famose e più lette sull’Olocausto, ma il suo diario non è l’unico del periodo. Dopo la fine della guerra sono stati scoperti altri diari, alcuni solo di recente, ma solo pochi sono stati pubblicati. Le storie di questi giovani raccontano la vita quotidiana di esistenze distrutte, i patimenti e le speranze di fanciulli dall’innocenza ormai perduta.

Rutka Laskier

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Rutka Laskier aveva 14 anni quando iniziò a scrivere il suo diario. La ragazza e la sua famiglia, in seguito all’invasione della Polonia, subirono violenze e discriminazioni sempre maggiori da parte dei tedeschi, fino a quando furono costretti a trasferirsi in un ghetto ebraico nella città di Będzin, all’inizio della guerra. Ed è proprio qui che nel 1943 iniziò a scrivere un diario su un normale quaderno di scuola, in cui raccontò la sua vita sotto il regime nazista. Fu in grado di scrivere solo per tre mesi, prima di essere portata via ad Auschwitz. Il suo diario è rimasto nelle mani di un’amica per più di sessant’anni e non è stato rilasciato al pubblico fino al 2005. La storia di Rutka ha molti parallelismi con quella di Anna Frank. Entrambe avevano quattordici anni quando morirono e delle loro famiglie sopravvissero solo i padri. Entrambi i diari documentano la loro vita quotidiana, le loro amicizie, i loro primi amori, il risveglio sessuale e gli orrori dell’occupazione nazista. Tra le pagine finali del diario si può leggere il seguente pensiero: “Se solo potessi dire, è finita, muori una volta sola… Ma non posso, perché nonostante tutte queste atrocità, voglio vivere, e aspettare il giorno dopo”. Potete trovare il Diario di Rutka Laskier qui.

Renia Spiegel

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Il diario di Renia Spiegel è un grande volume di quasi 700 pagine, sette quaderni scolastici cuciti insieme, che coprono gli ultimi quattro anni della sua vita, dall’età di 15 anni fino alla sua morte poco dopo aver compiuto i 18 anni. Il diario documenta la sua esperienza come ebrea vissuta a Przemyśl, in Polonia, e parla di argomenti ordinari come la scuola, le amicizie e il romanticismo, nonché della sua paura gli sviluppi della guerra, del trasferimento forzato nel ghetto di Przemyśl e la sua angoscia per essere stata separata dalla madre. Quando il ghetto di Przemyśl fu istituito nel luglio del 1942, Renia e sua sorella furono costrette a trasferirsi lì insieme ai loro nonni. Dopo alcune settimane, il fidanzato di Renia, Zygmunt Schwarzer, figlio di un importante medico ebreo, che aveva un permesso di lavoro, portò di nascosto le sorelle fuori dal ghetto e nascose le due ragazze e i suoi genitori nella soffitta della casa di suo zio. Il loro nascondiglio fu, alla fine, scoperto a causa di una soffiata e Renia e i genitori di Zygmunt furono giustiziati per strada. Dopo la loro morte, Zygmunt prese possesso del diario e scrisse le ultime vicende di Renia fuori dal ghetto e sulla sua morte. “Tre colpi! Tre vite perse! È successo ieri sera alle 10:30. Il destino ha deciso di portarmi via i miei affetti più cari. La mia vita è finita. Tutto ciò che sento sono colpi, colpi … Mia cara Renusia, l’ultimo capitolo del tuo diario è completo”, ha scritto. Zygmunt sopravvisse alla guerra e si trasferì negli Stati Uniti dove consegnò il diario alla madre di Renia. Il diario è stato pubblicato per la prima volta in polacco solo nel 2016. Si può trovare la versione in inglese su Amazon.

Eva Heyman

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Eva Heyman era una ebrea nata a Nagyvarad, nell’odierna Romania. Dopo che i suoi genitori divorziarono e sua madre si trasferì a Parigi, Eva andò a vivere con i nonni a Budapest, dove suo nonno possedeva una farmacia. I tedeschi raggiunsero Budapest il 19 marzo 1944. Un mese dopo, ordinarono a Eva e ai suoi nonni di fare i bagagli e di trasferirsi nel ghetto. Nel giugno del 1944, Eva fu deportata ad Auschwitz, dove morì quattro mesi dopo. Aveva solo 13 anni. La madre di Eva, Agnes Zsolt, fu quasi uccisa quando tornò a Budapest in cerca di sua figlia. Fu imprigionata nel campo di concentramento di Bergen-Belsen ma fu salvata dalle truppe alleate nel 1945. Tornò di nuovo a cercare sua figlia ma trovò invece il suo diario. La donna dopo avere letto le pagine scritte da Eva fu così annientata dal dolore che si suicidò. Il diario racconta le difficoltà che la comunità ebraica ha affrontato e offre un resoconto dettagliato sui beni e le proprietà che vennero sottratti agli ebrei. Potete trovare il Diario di Eva Heyman qui.

Petr Ginz

Diari vittime olocausto Petr Ginz e sua sorella Eva Ginz

Petr fu un bambino prodigio. Prima ancora dei 14 anni aveva già scritto cinque brevi romanzi illustrati. Si interessava di letteratura, storia, pittura, geografia e sociologia. Nel campo di concentramento di Terezín, Petr e alcuni altri ragazzi fondarono insieme una rivista chiamata Vedem, di cui divenne caporedattore, prodotta a mano con materiali contrabbandati nel campo. La rivista letteraria in lingua ceca funzionò per due anni, dal 1942 al 1944, e fece circolare circa 800 pagine di poesie, saggi, battute, dialoghi, recensioni letterarie, storie e disegni. Prima che Petr fosse deportato nel campo scrisse un diario sulla sua vita, in cui raccontò il rapido acuirsi delle persecuzioni razziali durante la seconda guerra mondiale. Il ragazzo descrisse perfettamente l’impatto delle misure anti-ebraiche sulla popolazione civile e la paura generata dai primi trasporti verso i campi di concentramento e delle esecuzioni sommarie. È stato pubblicato per la prima volta da sua sorella Eva come Diario di mio fratello. La traduzione inglese è stata pubblicata nel 2007 come “The Diary of Petr Ginz 1941-1942”. Petr muore assassinato ad Auschwitz in uno degli ultimi trasporti che vi giungono nel settembre del 1944. Potete trovare il Diario di Pitr Ginz qui.

Miriam Wattenberg (Mary Berg)

Diari vittime olocausto

Il diario di Mary Berg fu una delle prime pubblicazioni sugli orrori dell’Olocausto. Miriam nacque in Polonia nel 1924 da madre americana, una fortuna per la sua famiglia: gli ebrei con cittadinanza americana potevano essere scambiati con i prigionieri di guerra tedeschi. Mentre centinaia di migliaia di ebrei furono deportati verso la morte, Miriam e la sua famiglia furono trattenuti in un campo di internamento in Francia, in attesa del trasferimento che li avrebbe infine portati negli Stati Uniti. Durante i due anni nel Ghetto di Varsavia, Miriam osservò lunghe file di persone che si dirigevano verso i treni che li avrebbero portati a Treblinka. In seguito scrisse: “Noi, che siamo stati salvati dal ghetto, ci vergogniamo di guardarci l’un l’altro. Avevamo il diritto di salvarci? Qui tutto odora di sole e fiori e lì c’è solo sangue, il sangue del mio stesso popolo”. Poco dopo essere arrivata negli Stati Uniti nel 1944, il suo diario fu pubblicato su giornali americani e l’anno successivo diventò un libro. Nel diario è descritta la vita della ragazza, insieme a quella dei familiari e degli amici, durante l’occupazione nazista di Varsavia. Mary Berg descrisse le restrizioni e le crudeltà a cui erano sottoposti gli ebrei e il continuo crescendo di atrocità. La ragazza racconta delle intimidazioni, le aggressioni e le terribili uccisioni sommarie. Potete trovare il Diario di Mary Berg qui.

Tanya Savicheva

Diari vittime olocausto

Il diario di Tanya Savicheva consiste in sole nove pagine, scritte dalla bambina durante l’assedio di Leningrado. Tanya era la più giovane di cinque figli. Aveva due sorelle, Nina e Zhenya, e due fratelli, Mikhail e Leka. La famiglia avrebbe dovuto trascorrere l’estate del 1941 in campagna, ma l’invasione dell’Unione Sovietica cambiò i loro piani. Solo Mikhial riuscì a partire per unirsi ai partigiani mentre il resto della famiglia rimase a Leningrado. Tutti lavorarono duramente per sostenere l’esercito. Sua madre cuciva uniformi, Leka lavorava come operatore aereo presso lo stabilimento dell’Ammiragliato, Zhenya lavorava nella fabbrica di munizioni, Nina lavorava alla costruzione di difese cittadine e lo zio Vasya e lo zio Lesha prestavano servizio nella difesa antiaerea. Tanya, allora 11enne, scavava trincee e lanciava fuori le bombe incendiarie. In passato la bambina aveva scritto un vero diario, un grosso quaderno in cui registrava la sua vita quotidiana. Ma quando la famiglia rimase senza carburante per riscaldare la stufa, le pagine del suo diario vennero usate per alimentare le fiamme. Qualche tempo dopo, a Tanya fu dato un piccolo quaderno. Mentre l’assedio si trascinava e le scorte di cibo finivano, i membri della sua famiglia iniziarono a morire di fame, uno dopo l’altro. Tanya usò il suo quaderno per registrare ogni morte. Con una grande calligrafia che riempiva le pagine, Tanya scrisse: “Zhenya morì il 28 dicembre alle 12, 1941; la nonna morì il 25 gennaio alle 3, 1942; Leka morì il 17 marzo 1942, alle 5 del mattino, 1942; lo zio Vasya morì il 13 aprile alle 2 del mattino del 1942; zio Lesha, 10 maggio, alle 4 del pomeriggio, 1942; mamma il 13 maggio alle 7:30 del mattino, 1942; i Savichev sono morti; tutti sono morti; è rimasta solo Tanya”. Questi sono i contenuti dell’intero diario di sole nove pagine, una pagina per ogni frase. Tanya non sopravvisse all’assedio. Sebbene sia stata evacuata fuori città insieme a circa 150 altri bambini, era già troppo malata e debole per la malnutrizione. Morì di tubercolosi intestinale nel luglio 1944 all’età di 14 anni. Il diario fu recuperato da sua sorella Nina, sopravvissuta, quando tornò a Leningrado dopo la fine della guerra. Il suo breve diario fu presentato come prova delle atrocità naziste durante le prove di Norimberga. Il diario di Tanya è ora esposto al Museo di Storia di Leningrado.

Hélène Berr

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Hélène Berr iniziò a scrivere il suo diario all’età di 21 anni. Descrisse la sua vita quotidiana a Parigi, raccontando inizialmente dei suoi studi, dei suoi amici e del suo crescente affetto per un giovane. Lentamente, in quelle che sembrano le comuni pagine di un diario di una fanciulla, iniziano a farsi spazio le descrizioni delle crescenti restrizioni imposte agli ebrei dai nazisti. Berr, che in un primo momento non era a conoscenza delle camere a gas e degli omicidi di massa che stavano avvenendo, si chiedeva ingenuamente perché le donne e soprattutto i bambini fossero incluse nelle deportazioni nei campi. Dopo aver assistito al pestaggio e all’umiliazione di un uomo ebreo dignitoso, la giovane donna si unì a una rete segreta per salvare bambini ebrei dalla deportazione. Berr fu catturata nel 1944 e fu inviata a Bergen-Belsen dove morì all’età di 23 anni. Puoi trovare il Diario di Hélène Berr qui.

Ruth Maier

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Ruth Maier nacque in Austria nel 1920. Quando la Germania occupò la Polonia, Ruth riuscì, grazie ai contatti del padre, a fuggire in Norvegia, dove trascorse un periodo relativamente tranquillo, almeno fino all’occupazione tedesca. La giovane imparò rapidamente il norvegese e dopo avere prese un diploma che la qualificava idonea agli studi in qualunque università norvegese, frequentò un campo di lavoro volontario dove divenne amica del futuro poeta Gunvor Hofmo. Ruth fu arrestata dai tedeschi nel 1942. Venne deportata ad Auschwitz, dove fu condotta direttamente nelle camere a gas. Il suo diario, conservato da Gunvor Hofmo, fu pubblicato solo nel 2007. Potete trovare il Diario di Ruth Maier qui.

Philip Slier

Diari vittime olocausto

Philip Slier nacque ad Amsterdam nel 1923. Quando i tedeschi occuparono l’Olanda, aveva 17 anni. Il giovane fu mandato in un campo di lavoro situato a nord di Hardenberg da dove, quasi ogni giorno, scrisse lettere ai familiari e ad amici, in cui descrisse la quotidianità nel campo. La sua storia si accomuna, per la triste fine, a quella degli altri giovani che abbiamo conosciuto fino ad ora. Sebbene inizialmente fosse riuscito a fuggire dal campo e fosse ritornato ad Amsterdam dove si nascose spostandosi da un posto all’altro per qualche tempo, venne arrestato nuovamente mentre cercava di fuggire in Svizzera. Philip subì diversi spostamenti in altri campi di concentramento, per poi essere mandato nel campo di sterminio di Sobibor, nel 1943, dove morì nella camera a gas. Le sue lettere furono conservate e nascoste dalla sua famiglia nella loro casa di Amsterdam, fino a quando, 50 anni dopo, furono scoperte durante la demolizione dell’edificio. Furono ritrovate nel soffitto del bagno del terzo piano 86 lettere, pubblicate poi nel 1999 come un libro chiamato Hidden Letters. Potete trovare il libro in lingua inglese qui.

Rywka Lipszyc

Di Rywka Lipszyc non abbiamo nemmeno una foto. La giovane, ebrea polacca, iniziò il suo diario ancora adolescente mentre viveva nel ghetto di Łódź. Il diario di Rywka fu rinvenuto tra le rovine dei crematori di Auschwitz-Birkenau nel giugno 1945 da un medico dell’Armata Rossa, Zinaida Berezovskaya, che lo portò con sé in Unione Sovietica. Grazie al diario sappiamo che la giovane venne deportata a Auschwitz-Birkenau nell’agosto del 1944 insieme alle sue sorelle e cugine. Sopravvisse al campo e alla marcia della morte per Bergen-Belsen. Fu liberata nell’aprile del 1945, ma troppo malata per essere evacuata fu trasferita in un ospedale di Niendorf, in Germania, dove purtroppo morì all’età di 16 anni. Il diario è stato pubblicato in inglese nel 2014. Potete trovare la versione in italiano qui.

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