Non un modo per svestire qualcuno, ma il suo esatto contrario. Un modo per poter giocare con luci ed ombre, trasformandoli in strumenti di vestizione. Un nudo non-nudo, un nudo che non svela ma che cela, lasciando allo spettatore ogni possibile costrutto mentale per poter riempire ciò che non si vede, avvolto dall’imperturbabile verità che si cela dietro l’assenza di luce, ma che non alza mai la voce.
Un viaggio alla scoperta della propria capacità di vedere con la fantasia, e non con gli occhi. Senza alcuna necessità di filtro, perché la mente non ne ha alcun bisogno.
Il Bianco e nero dematerializza e semplifica, riduce all’essenziale, elimina la distrazione delle cromie che distolgono l’attenzione dalla pura esaltazione delle forme, rendendo giustizia alla più pura tra le forme di fotografia. Il bianco e il nero, come entità che rappresentano la vista e la cecità, l’apparenza e l’essenza.
Tutto si riduce a forme statiche che prefigurano dinamismo e anticipano movimento. Nulla è lasciato al caso, mentre gli occhi accarezzano metaforicamente le forme che delimitano i limiti di ciò che è concesso vedere e ciò che invece è lasciato alla pura immaginazione dello spettatore.
L’Intimità dei soggetti appare del tutto inviolata, raccolti nella loro discreta, dignitosa e velatamente narcisistica anarchia. Il corpo nudo si fa esso stesso linguaggio, tale da non dover aggiungere alcuna didascalia , nel tentativo di parafrasare ciò che i soggetti stessi vorrebbero comunicare
Il nero culla e avvolge come in un abbraccio i corpi, concedendo alla luce solo pochissimi momenti rubati. Quel tanto che basta a enucleare le emozioni. “Lei è mia” – sembra dire l’oscurità ai timidi raggi di luce che sembra vogliano violarla in ogni modo – e non permetterò che tu la possa trasformare nella ridicola caricatura di se stessa.
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