I tre sconosciuti eroi di Chernobyl (5/35)

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Se non fosse per questi tre uomini nella foto, Alexei Ananenko (seconda a sinistra) e Valeri Bezpalov (al centro), due ingegneri nucleari e Boris Baranov (all’estrema destra) un operaio della centrale di Chernobyl, ulteriori milioni di vite sarebbero andate perse durante la catastrofe di Chernobyl, a Pripyat, in Ucraina nel 1986. Dieci giorni dopo la fusione, il sistema di raffreddamento ad acqua dell’impianto aveva smesso di funzionare e una piscina radioattiva si era formata direttamente sotto il reattore altamente radioattivo. Senza raffreddamento, la sostanza simile alla lava avrebbe potuto facilmente farsi strada attraverso le restanti barriere, sciogliendole e facendo cadere il nucleo del reattore nella piscina. Se ciò fosse accaduto, avrebbe potuto scatenare ulteriori esplosioni con nubi radioattive che probabilmente avrebbero potuto giungere, oltre che in diverse parti dell’Europa e dell’Asia, anche in Africa. Nella foto, l’ingegnere Alexei insieme a Valeri e Boris, volontari per quella che era considerata una missione suicida, indossano un equipaggiamento protettivo per immergersi nelle acque altamente radioattive e scaricare il fluido vicino al reattore. La missione ebbe successo ed i tre eroi impedirono ulteriori catastrofiche conseguenze. Sorprendentemente tutti e tre sopravvissero alla missione per poi morire, secondo una teoria che circola in rete, pochi giorni dopo in ospedale a causa delle radiazioni assorbite, come molte altre persone che misero a repentaglio la propria vita per limitare i danni. In realtà, Baranov è morto nel 2005, a causa di un attacco di cuore, e Ananenko e Bezpalov sono ancora in vita (alla data di pubblicazione).

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