Pochi anni fa ho deciso di stravolgere la mia vita per andare a ricercare e fotografare l’Armonia nascosta nel nostro quotidiano circostante. L’impulso mi proveniva dal desiderio di dare il mio piccolo contributo a un progresso umano che aspirasse alla Pace.
Il linguaggio figurativo adoperato è scientifico, si rifà allo studio della grande ricerca delle Avanguardie dei primi del ‘900, quando la pittura si allontanò sempre di più dalla rappresentazione del naturale per esprimere un “contenuto altro” attraverso l’uso di linee, forme e colori.
Non si tratta perciò di una ricerca formale, volta alla creazione di una immagine di effetto, di successo o minimale. Ma di scrivere la parola Pace con i segni, che però non vengono disegnati ma estrapolati dalla nostra quotidiana realtà, dal nostro ambiente vissuto. La prova del nove non posso farla io, ma è assegnata all’osservatore delle mie fotografie: se queste gli comunicano un senso di quiete allora il fine è stato raggiunto.
Come bottiglie lanciate nell’Oceano dell’umanità che devono contenere fogli/immagini con scritto “Pace”, in un linguaggio universale, che non necessità di traduzioni e che potrà essere sempre accessibile a tutti e ovunque, nel tempo dei tempi.
L’Armonia è integrazione delle diversità. Niente può essere uguale a qualcosa altro. Ma ogni individualità concorre alla formazione dell’Uno universale. Così le mie fotografie mostrano come le parti diverse possono tutte assieme comporsi in una immagine unitaria nella quale ogni pezzo è necessario e partecipa all’equilibrio generale.
Le mie fotografie non sono mai fotomontaggi e vengono lavorate con una post-produzione limitata alla valorizzazione dei singoli segni che sono stati individuati nel loro concorso alla presenza di una quiete immutabile intorno a noi: l’Armonia nascosta di Eraclito.
La vera natura delle cose ama nascondersi, ha scritto il filosofo greco. La fotografia dell’Armonia nascosta è la sua caccia al tesoro.
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