La scoperta
La statua fu scoperta casualmente nel 1820 da un contadino in un’antica nicchia sull’isola di Melos, nell’Egeo.
La scultura fu ritrovata probabilmente in due tempi. Le due parti principali, quella nuda superiore e quella panneggiata inferiore, furono rinvenute in momenti differenti e sei mesi dopo la scoperta, grazie ad apposite ricerche furono trovate due braccia non considerate originali e quindi scartate. Inoltre, come è evidente dal disegno di seguito, eseguito da Jean-Baptiste-Joseph Debay, la figura è stata ritrovata con una base inscritta, rivelatasi un’aggiunta successiva e quindi poi rimossa.
Da subito la statua fu considerata un capolavoro e dopo essere stata contesa da un monaco armeno e dall’agente consolare francese Brest, per conto del marchese de Rivière ambasciatore a Costantinopoli, che intendeva donarla al re di Francia Luigi XVIII, fu quest’ultimo ad acquistarla. Dalla disputa nacque anche la leggenda che a causa di una presunta rissa nata tra i due, la Venere perse le braccia. Ricevuta la statua, Luigi XVIII la donò al Louvre nel 1821. L’idea di un iniziale restauro venne abbandonata, data l’incapacità di stabilire come posizionare le braccia mancanti, e tutt’ora la scultura appare incompleta.
La scultura oggi
Considerata una delle opere più preziose ed amate del museo, la Venere di Milo da quasi 200 anni è parte integrante della collezione permanente del Louvre. Con i suoi capelli raccolti, i fianchi larghi e fecondi e la sua semi nudità, la scultura non solo raffigura l’ideale di bellezza classica ma incarna un vero capolavoro senza tempo che continuerà ad incantare tutti i suoi i visitatori per i secoli a venire.
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